1 marzo 2018

STUPEFACENTE CANAPA!

Parlando di certe produzioni, dobbiamo stare attenti a non fraintendere. La canapa, diffusissima un tempo nelle nostre campagne, e che sta tornando alla ribalta negli ultimi anni, è la Cannabis sativa e non l’efferata C. indica. Seppur in concentrazioni estremamente basse, anche la prima contiene THC; pertanto la coltivazione richiede espletamenti amministrativi rigorosi. Jean-Baptiste Lamarck introdusse nel 1785 la prima distinzione tra Cannabis indica e Cannabis sativa.

Ricchezza di un tempo, la pianta aveva un notevole utilizzo a scopo tessile e per la realizzazione di funi, corde e vele per le imbarcazioni. Tant’è che era merce pregiata che, insieme al nostro vino, viaggiava attraverso le Vie del Sale verso gli sbocchi marittimi, Liguria in primis, in cambio di sale, pesci conservati – acciughe e baccalà -  e olio di oliva. Era importante anche per le aziende agricole in quanto la si usava per realizzare basti e selle per montare gli animali. Qualcuno fa anche derivare il nome Canavese dal piemontese “canva” che indica la stessa pianta, tanto era comune.

Verso la fine degli anni Cinquanta l’introduzione dei materiali sintetici derivati dal petrolio e le misure restrittive introdotte dagli Stati Occidentali, orientate verso la criminalizzazione della Cannabis, furono le cause che maggiormente influenzarono il declino delle coltivazioni di canapa. Si generò una gran confusione tra C.indica e sativa, due sottospecie appartenenti alla stessa pianta: le dure sanzioni iniziarono a essere applicate a chi coltivava qualsiasi tipo di Cannabis. Di conseguenza, tutto ciò che l’uomo ricavava dalla canapa, venne in breve tempo sostituito da materiali più moderni e meno a rischio.

Oggi, sono nati e stanno prendendo piede diversi progetti che puntano su canapa, ambiente e turismo. Dal 1998, Assocanapa, come da Statuto “promuove, tutela e diffonde la coltivazione della canapa e il suo impiego nei vari settori produttivi” nonché “rappresenta le esigenze dei soggetti che coltivano canapa “. Chi volesse intraprendere tale coltivazione il cui uso sta “contaminando” panettieri e pasticceri che fanno a gara ad inserirla sempre di più nelle loro creazioni – pane, panettoni, biscotti, cioccolatini,- deve attenersi scrupolosamente a tre condizioni :

  • seminare una varietà di canapa iscritta nel Catalogo Europeo delle sementi (contenuto di THC inferiore allo 0,2%)
  • potere dimostrare la tracciabilità dell’acquisto del seme: fattura che indica varietà e lotto
  • all’emergenza delle piantine informare la Stazione delle Forze dell’ordine più vicina.

 

 

 

 

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