4 maggio 2018

LA GESTIONE DEL SUOLO E GLI AVVICENDAMENTI COLTURALI

La FAO nel dicembre 2016 ha approvato le linee guida volontarie per la gestione sostenibile del suolo. Il 5 dicembre dell'anno successivo, in occasione della giornata mondiale del suolo, sempre alla Fao è stata presentata la Global Soil Organic Map, la mappa globale più dettagliata mai realizzata sui depositi di carbonio organico nei primi 30 centimetri di terreno.

Questa mappa rileva l’esistenza di aree naturali ancora ricche di carbonio che vanno preservate. Il carbonio organico rappresenta il 58% della sostanza organica presente nei suoli, a sua volta composta da resti di animali e piante in diversi stadi di decomposizione, e da sostanze prodotte o rielaborate dalle radici delle piante. In assenza totale di sostanza organica come accade nel deserto, non esiste un suolo, ma un sedimento non consolidato. Si comprende, quindi, l’importanza della stessa come principale deposito di carbonio per un'agricoltura sostenibile e per mitigare i cambiamenti climatici.
Il suolo e il suo uso sostenibile sono una priorità del PSR 2014-2020. L’agricoltura conservativa, integrata e biologica, l’imboschimento dei terreni e l’apporto di matrici organiche sono alcuni degli interventi sostenuti dal PSR della Regione Piemonte per una gestione più efficace dei suoli. Tra le diverse pratiche applicabili, quella dell’avvicendamento colturale, ossia la successione sugli stessi terreni di colture diverse, è  di fondamentale importanza per preservarne la dotazione di sostanza organica. In particolare, la misura 10.1.1 sostiene il metodo di produzione integrata con molteplici obiettivi: la limitazione dell’inquinamento di acqua e suolo, la salvaguardia della biodiversità e del paesaggio rurale, la conservazione della sostanza organica nel suolo e la diminuzione della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera. Tra gli impegni di base della misura 10.1.1, l’avvicendamento colturale e il rispetto dei disciplinari di produzione pongono in rilievo l’importanza degli avvicendamenti colturali in modo da ridurre la stanchezza del terreno, mantenere la sua fertilità, limitare l’insorgenza di malattie o parassiti.  

L’avvicendamento si basa sulla coltivazione alternata di specie miglioratrici (accrescano la fertilità del terreno influendo beneficamente sulla sua struttura), preparatrici (richiedono cure colturali particolari i cui effetti positivi vanno a vantaggio delle piante che seguono) e depauperanti (esigenti dal punto di vista nutritivo, sfruttano il terreno e lo impoveriscono). Sono miglioratrici le graminacee pratensi e le leguminose che arricchiscono il suolo di azoto. Le specie depauperanti annoverano il frumento, l’avena, l’orzo, la segale, il riso e, in generale, tutti i cereali da granella. Le preparatrici sono colture da rinnovo, quali il mais, la barbabietola, il pomodoro, la patata, il tabacco, il girasole o leguminose (per esempio fava, fagiolo, pisello e lupino). Le azioni complementari esercitate dal susseguirsi di specie diverse sortiscono effetti sulle caratteristiche fisiche, chimiche (incremento o riduzione di elementi nutritivi e di sostanza organica), biologiche (azione sulle malerbe, competizione per l’azoto, carica patogena), sul contenimento delle malerbe, dovuti alle diverse epoche di coltivazione, ai diversi apparati radicali (fittonanti/profondi, fascicolati/superficiali) e alla diversa sensibilità ai patogeni. L’avvicendamento colturale contribuisce anche alla riduzione delle infestanti e a ristabilire l’equilibrio umico del terreno. Inoltre, ha diversi effetti benefici ambientali: maggiore biodiversità, valorizzazione del paesaggio, minori danni da erosione e rischi di lisciviazione dei nitrati, maggior equilibrio dei fabbisogni idrici nel tempo, più efficienza dell’utilizzo dei reflui zootecnici dell’azienda. Il mais, ad esempio, è una coltura da rinnovo a semina primaverile che riceve lavorazioni profonde ed elevate concimazioni, lasciando grandi quantità di residui colturali alla raccolta. Lo schema tradizionale prevede l’inserimento del mais in rotazione con grano e colture miglioratrici. Il cereale vernino si avvantaggia della fertilità residua derivante dalle abbondanti concimazioni normalmente effettuate sul mais e quest’ultimo trae giovamento dai miglioramenti chimici-fisici indotti dalle colture miglioratrici quali leguminose da foraggio o da granella (erba medica, trifoglio violetto o ladino, soia, pisello, pisello, veccia). Il frumento è una caratteristica coltura depauperante, si inserisce bene in successione alle colture da rinnovo e miglioratrici, dalle quali trae numerosi vantaggi. Buone precessioni colturali per il frumento sono mais, barbabietola, pomodoro, patata, tabacco, girasole, leguminose da granella e foraggere. In realtà, come gli altri cereali autunno-vernini, ben si adatta all’inserimento anche in rotazioni orticole, dove contrasta il problematico compattamento dei terreni, caratteristico di questi sistemi colturali a causa dei numerosi interventi meccanici. L’orzo solitamente segue colture da rinnovo o miglioratrici annuali, oppure un cereale maggiore, infatti la successione a prati di leguminose poliennali può portare problemi di allettamento per eccesso di azoto (in tal senso è da evitare assolutamente la concimazione azotata).

In sintesi, grande importanza ha la scelta della precessione colturale. Se l’orzo segue colture da rinnovo, l’effetto residuo degli apporti di fertilizzanti su di esse e il sovescio dei residui colturali costituiscono, di solito, riserve sufficienti al soddisfacimento delle esigenze nutrizionali del cereale.
Le aziende aderenti all’operazione produzione integrata PSR misura 10.1.1 devono rispettare una rotazione quinquennale che preveda che ogni particella catastale nei cinque anni d’impegno ospiti almeno tre colture e al massimo un ristoppio per ciascuna di esse. Un esempio: 1° anno grano, 2° anno mais, 3° anno mais, 4° anno grano, 5° anno colza. Si susseguono tre colture (grano, mais e colza) con al massimo un ristoppio (il mais viene ristoppiato il 2° e il 3° anno). Va detto che i cereali a paglia (frumento tenero, frumento duro, orzo, avena, segale e triticale ) sono considerati ai fini dell’avvicendamento una sola coltura. Quindi la successione grano-orzo-grano (in tre anni consecutivi) non è mai ammissibile.
La Regione prevede 5 casi definiti A-B-C-D-E nei quali è possibile adottare un modello di successione che, nel quinquennio, preveda due colture e consenta al massimo un ristoppio per coltura. Altro esempio: 1° anno cereale a paglia; 2° anno cereale a paglia; 3° anno coltura diversa; 4° anno cereale a paglia; 5° anno coltura uguale a quella del 3° anno. E’ inoltre possibile avere due ristoppi della stessa coltura a condizione che la coltura inserita tra i due ristoppi sia di famiglia botanica diversa: 1° anno cereale a paglia; 2° anno cereale a paglia; 3° anno colza/soia/girasole; 4° anno cereale a paglia; 5° anno cereale a paglia. La coltura inserita tra i due ristoppi può essere sostituita da un anno di riposo del terreno (maggese).
Per quanto riguarda il riso bisogna fare riferimento alla scheda colturale. E’ ammessa la possibilità di coltivare colture da sovescio che non possono essere oggetto di raccolta e la cui produzione va quindi totalmente interrata. Tali colture non hanno influenza sulla successione colturale e gli elementi nutritivi da esse apportati non sono conteggiati ai fini del rispetto dei limiti di concimazione Tuttavia, le concimazioni eventualmente somministrate alla coltura da sovescio sono da includersi nel conteggio degli apporti alla coltura seguente.

Gli erbai sono considerati agli effetti dell’avvicendamento colture di durata annuale; le colture erbacee poliennali tecnicamente non avvicendabili non sono soggette ai vincoli rotazionali; le colture erbacee poliennali avvicendate (comprese le orticole) e i terreni a riposo vengono considerati come una singola coltura; le erbacee foraggere di durata pluriennale devono essere seguite da una coltura diversa. Per le colture orticole a ciclo breve è ammissibile la ripetizione di più cicli nello stesso anno sullo stesso terreno e ciascun anno con cicli ripetuti viene considerato come un anno di coltura; nell’ambito della stessa annata agraria, la successione fra colture orticole a ciclo breve appartenenti a famiglie botaniche diverse o un intervallo di almeno sessanta giorni senza coltura tra due cicli della stessa ortiva, sono considerati sufficienti al rispetto dei vincoli di avvicendamento.
Le colture protette prodotte all’interno di strutture fisse (che permangono almeno cinque anni sulla medesima porzione di appezzamento) sono svincolate dall’obbligo della rotazione a condizione che, almeno ad anni alterni, vengano applicati sistemi non chimici di contenimento delle avversità (innesti erbacei, solarizzazione, impiego di piante biocide); per le colture orticole pluriennali è necessario un intervallo minimo di almeno due anni, ma negli impianti dove sono stati evidenziati problemi fitosanitari è necessario adottare un intervallo superiore. Un’interruzione dell’adesione aziendale al sistema di qualità non consente, comunque, di derogare alla norma di avvicendamento.

Approfondimenti:

http://www.regione.piemonte.it/bandipiemonte/cms/finanziamenti/psr-2014-2020-misura-10-%E2%80%93-operazioni-1011-1012-1013-1014-1015-1016-1017-1018-1019

http://www.regione.piemonte.it/agri/area_tecnico_scientifica/biodiversita/vegetale.htm

http://www.reterurale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/13189

http://images.lab-tocamcom.it/f/Corsi/12/1251_LCCCT_16122014.pdf

https://www.reterurale.it/suolo

http://www.fao.org/global-soil-partnership/en/

http://www.fao.org/3/a-bl813e.pdf

http://www.lifeagricare.eu/images/Sperimentazioni-2016-agricoltura-sostenibile.pdf

http://www.ersa.fvg.it/search?b_start:int=5&SearchableText=semina

http://www.lemiescienze.net/suolo/medie/rotazione_agraria.htm

https://terraevita.edagricole.it/esperto-risponde/rotazione-colturale/

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