19 gennaio 2018

LA LEGGE, FINALMENTE, PENSA ALL'ENOTURISMO

La Legge di Bilancio 2018 ha stabilito che l’enoturismo comprende “tutte le attività di conoscenza del vino espletate in luogo di produzione, le visite nei luoghi di coltura, di produzione o di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione della vite, la degustazione e la commercializzazione delle produzioni vinicole aziendali, anche in abbinamento ad alimenti, le iniziative a carattere didattico e ricreativo nell’ambito delle cantine”.

 

Dov’è la novità? Sinora non vi era una normativa specifica in materia e, come spesso avviene in Italia, le attività erano svolte dai viticoltori, come complemento utile e indispensabile alla produzione, senza l’esistenza di regole da rispettare. Oggi in pratica viene riconosciuto, disciplinato, dopo anni di attesa,  il turismo enologico. Un settore che, nel 2016, ha rappresentato un giro d’affari di 2,5 miliardi di euro con circa 14 milioni di arrivi nelle zone vitivinicole. Una componente fondamentale sia del comparto turistico, sia agricolo.

Il riconoscimento legislativo è un punto d’arrivo? No di certo: semmai un punto di partenza che dovrà avvalersi della formazione di operatori, di adeguata cartellonistica e sinergie che siano da traino per  i territori del vino.

In pratica, le aziende agricole e di imbottigliamento delle zone a denominazione potranno fatturare visite e pranzi in cantina, degustazioni, laboratori e tutte quelle attività didattiche e conviviali atte a fare conoscere e apprezzare il vino e il suo mondo. Le cantine potranno ottenere agevolazioni in campo fiscale, paragonabili a quelle dell’attività agrituristica. All’enoturismo si applicano le disposizioni della legge n. 413 del 1991, vale a dire la determinazione forfettaria del reddito imponibile e la riduzione IVA del 50 per cento

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